giovedì 29 ottobre 2015

Stanze vuote - vuote emotivamente

La sceneggiatura per un film è un qualcosa che prende sul serio, fino alla fine il senso del film e della sua storia. Nei Musical troviamo le cronografie perfette e alcune sceneggiature asciano a desiderare. Mentre gli altri generi, come ad esempio il genere drammatico o comico, sia la sceneggiatura che la cronografia stanno bene insieme. Questo perché si cerca in tutti i modi di rappresentare la realtà. Gli spazi vuoti servono a non creare confusione in generale. Ad esempio, uno spazio vuoto in una stanza serve a non fare confondere la mente umana mentre la osserva. Nel film “il piccolo Buddha” si può intravedere la casa del piccolo protagonista come un ambiente vuoto ma allo stesso tempo pieno. Non mi sto contraddicendo, anzi, sto dando dimostrazione di questa teoria che si basa sempre sull’interesse di imitare la realtà in questo film. Una stanza vuota è pur sempre una stanza vuota, ma il vuoto fa parte di elementi che lo riempiono  perché esso esiste. Il vuoto esiste, quindi fa parte di qualcosa, non esiste un vuoto senza elementi. La casa del piccolo Buddha era vuota fisicamente, ma allo stesso tempo piena di spazio.
 
La locandina del film "Il piccolo Buddha"
Parlando di emozioni, I film asiatici, indiani, sono quelli che mostrano più affetto emotivo confronto agli altri film. Come I film americani o italiani. “In the mood for love”, «l'età dei fiori / gli anni fioriti», metafora cinese sulla fugacità del tempo della giovinezza, della bellezza e dell'amore, parla di una coppia che si trasferisce in Cina per lavoro. All’inizio i due si trovano in difficoltà ma poi si abituano. Il lavoro viene preso subito alla leggera. Non mancano poi le tradizioni cinesi, come le visite a casa per un thè. La coppia, però, si trova in crisi di matrimonio.
 
Una scena del film "In the mood for love"

In questo film possiamo vedere i costumi, i movimenti, le parole, e questa volta, a differenza del film americano di Atman, possiamo sentire la musica che usa però la stessa melodia, sia per scene triste che per quelle più allegre. Proprio come il teatro NO giapponese, dove le maschere hanno lo stesso sguardo e i sentimenti sono espressi con i gesti del corpo.

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